"Pittore dell'immaginario con una favola ancora tutta da raccontare"
Come da lui raccontato
(Tratto dal catalogo delle opere, edito in occasione della mostra antologica postuma a Monzuno, nell'anno 2009.)
Nasce il 6 giugno 1954 a San Benedetto Val di Sambro, da mamma Annamaria Ruggeri, insegnante elementare, e papà Carlo, veterinario.
Trascorre la sua primissima infanzia a Monghidoro, poi a Cremona, e in seguito a Ravenna dove si era trasferita tutta la famiglia seguendo gli spostamenti del padre causati da motivi di lavoro.
A Ravenna frequenta il primo anno del Liceo Artistico.
Quindicenne, arriva al Liceo Artistico di Bologna, e dal 1978 abita sempre a Monzuno.
Grande pittore, ha dedicato la vita all'arte come mezzo che trasmette emozione, alla ricerca continua di affinare o cambiare le sue tecniche artistiche, per esprimere e comunicare agli occhi altrui tutta la sua passione della vita che tanto lo affascinava.
Fin da piccolissimo il suo gioco preferito è disegnare, e appena bambino, si fa regalare come gioco i libri d'arte.
Ma come sempre nella Storia, l'arte non riempie le tasche, perciò dopo il Liceo Artistico, nel 1973, invogliato dai professori che lo ritenevano il più bravo nelle materie artistiche, provò subito la via delle mostre, in una nota galleria del centro di Bologna.
L'impatto però, con la politica artistica, non fu dei migliori, sebbene venisse in quella occasione riconosciuto come astro nascente della pittura contemporanea...
Erano gli anni '70 e da lì a metà degli anni '80 continua a disegnare, sempre come bisogno suo quotidiano, ma facendo altro, occupandosi di altri lavori per vivere (1975-1985).
Fa l'operaio per diversi anni, ma la sera, la notte e sempre, in ogni momento libero, dovunque trova una matita, disegna con le tecniche più disparate.
Si circonda di libri, giornali, fumetti, pubblicazioni, che adora leggere e guardare, ma il bisogno innato di esprimersi con la pittura e di estendere questa magia agli altri, lo porta sempre a cercare qualcuno con cui parlare e confrontarsi.
Gradualmente conosce un pò tutti gli artisti che nella zona lavorano con la propria arte.
Decide di provarci seriamente e nel 1985 vuole fare il pittore a tempo pieno : "vendere le sue opere".
E' una grande gioia per lui vedere le persone immergersi nella sensibilità dei suoi dipinti e scatenare in loro il desiderio di riguardarle ancora e ancora, nell'intimità delle loro case.
E' per lui il modo migliore per condividere le emozioni.
E' felice di condividere la magia che la fantasia di chiunque può far nascere da un disegno, quello che racchiude le sensazioni più intime nascoste in ogni cuore, e che vengono svegliate dal colore.
Quando conosce il pittore Carlo Caporale (1985 circa), che lui chiama il mio maestro dell'acquerello, nasce la sua passione per le case vecchie e diroccate dei dintorni, per gli antichi borghi e, sempre, ama immortalare una finestra, un balconcino, o un forno da pane.
Di tutta la poesia che questi luoghi trasmettono, lui si innamora e vuole raccontarla ; sono centinaia gli acquerelli che risalgono a quel periodo.
Inizia così la sua carriera artistica cimentandosi in vari lavori, che gli vengono commissionati dopo non poche ricerche : disegna lo stendardo del Palio di San Benedetto Val di Sambro nell'anno 1988, poi partecipa, in quegli stessi anni, alla realizzazione del libro "La Stella Rossa a Monte Sole", disegnandone la copertina.
Nei primi anni '90 realizza incisioni, con il torchio, e le propone nelle cartolerie come "regali di Natale", mentre in occasione sempre delle festività natalizie dipinge tutte le vetrne dei negozi della Piazza di Monzuno.
Elabora un calendario per una ditta di piume, il menù di un ristorante, manifesti, locandine, loghi.
Tra questi, realizza il logo per il "Circolo Amici degli altri" di Trasasso, per la Federazione regionale di un sindacato, per L'Avis, per la squadra di calcio dei Vigili urbani di Bologna, che in cambio gli condonano una multa ... e innumerevoli altri lavori, così numerosi che è impossibile qui elencarli tutti.
Grazie alla versalità e alla bravura che lo contraddistinguono, i lavori che gli vengono commissionati iniziano a riempire la vallata, e la sua "mano" diventa inconfondibile.
Poi, gradualmente, sente il bisogno di cambiare.
Per questo suo bisogno innato di raccontare il presente che lo circonda, anche se non abbandonerà mai completamente l'acquerello, nel quale è ormai diventato lui stesso maestro, si cimenta nello sperimentare, e le sue forme pittoriche diventano più favoleggianti, fiabesche, un misto di perfezione classica e fumetto.
Dipinge le cose che ha intorno, e produce decine di quadri raffiguranti oggetti, attimi, elementi comuni della vita quotidiana, ma sempre immersi in un alone di poesia allegra o triste che sia, indimenticabile e unico come l'attimo vissuto, con un disegno di matita che mai cancellava.
Case dalle finestre aperte e tende che svolazzano, nelle notti stellate, verso la luna.
Disegna un grappolo d'uva pieno di sugo, funghi che sembra facciano profumo, un paio di scarpe buttate lì, la bici scassata e arrugginita nella pozzanghera, il barattolo schiacciato della Coca Cola, un gruppo di uomini stanchi, muti.
Così oggi, si contano centinaia di opere, molte delle quali hanno trovato posto nelle case di Monzuno, guardate e apprezzate, così come lui desiderava che fossero.
Inizialmente allestisce uno studio a casa propria a Trasasso e, poco dopo, lo trasferisce nella piazza di Monzuno (1993 circa), per meglio vedere la vita del paese, conoscere le persone, partecipare ai fatti quotidiani e per avere altri spunti per disegnare.
Si propone alle diverse autorità che si succedono nel panorama politico locale, offrendo la sua arte.
Inizia a fare mostre, e a "vendere quadri per farne altri" ..., così diceva.
Spesso però la sua indole schietta e mai ipocrita, mal conviveva con i meccanismi di vita del paese, e con la necessità che gli stava un pò stretta di fare i conti con tutt'altro che non l'arte stessa...
Battaglia spesso con chi, anzichè parlare di poesia o della sua arte, è soggiogato da logiche di convenienza da lui aborrite, nonostante la consapevolezza che spesso non si riesca a produrre il reddito sperato.
Intraprende poi svariate collaborazioni e amicizie di pennello con diversi artisti locali, poichè non è mai invidioso della bravura altrui, che tiene anzi in grande considerazione, pubblicizzandola.
Insieme al falegname Maurizio Ruggeri e ad Umberto D'Urbano, studente di ingegneria e bravo pittore, fonda l'allegra compagnia chiamata "Manicomio".
La sede e lo studio del gruppo diventa a breve il punto di riferimento per gli artisti della zona e dei dintorni.
Sono i primi anni '90, e in questo periodo organizzano le prime mostre collettive, esponendo non solo i quadri, ma anche le opere realizzate in legno, esponendole nella sala della Biblioteca del Comune di Monzuno.
Conosce Sergio Tisselli, pregiato fumettista, che diverrà suo grande amico e con cui condividerà negli anni a seguire diversi progetti e pubblicazioni.
Tante infatti sono le cose che fanno insieme : stampe, illustrazioni, vignette...
Sergio disegna e Raffaele acquerella...
Insieme realizzano stampe per la Emil Banca di Monzuno e mostre.
Espongono a Loiano, a Palazzo Loup, e a San Benedetto Val di Sambro, nella Sala Eolo.
Per conto di Don Marco, parroco di Monzuno, illustrano il libro edito in ricordo di Don Zambrini, Parroco di Gabbiano fino al '54.
Sempre in quegli stessi anni '90 nasce il suo Pinocchio, che lo accompagnerà fino alla fine.
Il personaggio, senza bocca e senza orecchie, si erge in ogni situazione, per innalzarsi al di sopra delle difficoltà, forse per adeguarsi, ma sicuramente per slegarsene e rilassarsi, ammirando la favola dei colori e della luna.
Nasce su di un muro di casa sua, come dipinto, già definitivo, protagonista futuro dei suoi quadri.
E' insieme a lui che approda, nel 1997, alla Galleria Castiglione Arte, a Bologna, ottenendo un notevole aprezzamento di critica e di pubblico.
Molte volte negli anni seguenti scriveranno di lui i noti critici bolognesi Valerio Grimaldi e Vladimiro Zocca, in occasione delle numerose mostre che farà ancora in questa galleria o in altre.
Ama molto lavorare con i bambini, e fin da quando i suoi bambini erano piccoli, va nelle loro classi, come papà pittore, insegnando loro l'arte della pittura, ed aiutandoli a fare un disegno così bello che sempre vincerà il premio...
Poi va all'asilo delle suore, nel campo estivo di Don Marco, dai bambini disabili dell'associazione "La Lucciola", che vengono in vacanza a Monzuno nei mesi estivi.
Il suo rapporto con loro prosegue anche durante il resto dell'anno.
Si reca da loro, infatti, tutti i martedì, per due anni, vicino a Modena, e insieme a loro disegna, insegna i tratti e i colori, e a sua volta dice di imparare, affascinato dalla loro fantasia...
A Bruno, che non parla, disegna un treno incantato, vicino al suo lettino...e rimane incantato lui dal suo sorriso...tornando poi a casa felice ed estasiato.
Partecipa a concorsi ed eventi a Bologna, Firenze, Pisa, Bari (Art Expo), New York, ottenendo sempre un riconoscimento, una medaglia, una coppa.
Ma a lui piace disegnare, piace fare il pittore..
Il trascorrere del tempo lo vede traslocare lo studio varie volte, ma sempre rimanendo in Piazza a Monzuno, dovè è sempre il ritrovo di molti amici, pittori e non.
Nel suo studio lo si può osservare mentre ritrae chi gli sta davanti, oppure mentre divaga con la fantasia, chiaccherando o ascoltando musica, ma sempre con la matita in mano.
I tempi però sono duri, è sempre più diffile vendere.
L'ultima mostra alla Castiglione Arte, nel giugno del 2005, gli offrirà molte lodi, ma pochi guadagni.
Inoltre, nel suo continuo tentativo di farsi riconoscere dalle amministrazioni locali, rimane sconfortato dalla constatazione di non essere capito da chi l'arte la promuove e basta.
Viene infatti escluso dai pittori contemporanei importanti per Monzuno in occasione della manifestazione "Pittori sulla via degli Dei" della primavera del 2005.
In tale occasione viene anche escluso Walter Alvisi, stimato rappresentante della pittura locale, ma ugualmente tralasciato e dimenticato.
Gli viene negata inoltre la sala mostre della Biblioteca comunale di Monzuno, e Raffaele espone le sue opere nella sala Ivo Teglia della Emil Banca, in occasione dell'evento "NHOSPITALIS, il dodicesimo sulla Via degli Dei" nel Luglio-Agosto del 2005.
In tale occasione ha un grande successo, e vende quasi tutti gli acquerelli, preparati con lo stile classico di un tempo, e che lasciano in chi non è andato alla mostra il rimpianto per non aver partecipato.
Muore il 1° di settembre 2005, di giovedì.
Lascia un enorme vuoto artistico e umano...
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ALCUNE DELLE MOSTRE di Raffaele Bartoli :
1997 BOLOGNA - Galleria CASTIGLIONE ARTE
1999 BOLOGNA - Galleria CASTIGLIONE ARTE
2000 MONZUNO - Biblioteca comunale
2001 LOIANO - Palazzo Loup
2001 SAN BENEDETTO VAL DI SAMBRO - Sala Eolo
2003 BOLOGNA - Galleria CASTIGLIONE ARTE
2003 BOLOGNA - Quartiere Santo Stefano
2005 BOLOGNA - Galleria CASTIGLIONE ARTE
2005 MONZUNO - Sala IVO TEGLIA
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VENGO CONSIDERATO UN RAPPRESENTANTE DELL'INFORMALE
(porzioni di un'intervista a Raffaele Bartoli)
Essendo stato un ricco borghese amato dalla mamma, che aveva in casa dei gesuiti come precettori, non leggevo Topolino come i miei coetanei, perchè considerate letture da operai a basso contenuto culturale, quindi son cresciuto con le monografie di Leonardo, Michelangelo, Botticelli, e conosco i loro qudri a memoria.
Considero dalla metà del Cinquecento alla metà del Seicento italiano la massima espressione dell'arte pittorica a livello mondiale di tutti i tempi.
Al di là delle forme, mi piace di Michelangelo la possibilità del color sulla tela e di Leonardo il disegno, il modo di impostare la tela.
Mio altro ispiratore, ma moderno, è Pazienza per la fantasia, la capacità di dialogare con noi stessi.
Ho una vicenda particolare legata ai colori ; ho avuto degli innamoramenti, adesso li adopero quasi tutti, i marroni poco, i verdi il giusto.
Un tempo facevo solo acquerelli, usavo colori acquarellosi, toni pastello, poi un bel giorno è sparita improvvisamente questa voglia di colorare e per due o tre anni ho dipinto solo dei quadri utilizzando del bianco, del nero, del blu e del grigio scuro.
Col tempo sono incominciate ad arrivare su foglio delle macchie rosse, come un informale, questa macchia rossa ha cominciato ad assumere delle forme spigolose.
E' iniziato il periodo della pittura dei mostri.
Con l'acquerello non riuscivo ad inventare. br> Così ho abbandonato questa tecnica per darmi alla tela, che lascia spazio alla mia fantasia.
Professionalmente mi definisco Artista del pennello, perchè secondo la legge italiana i pittori sono gli imbianchini, casella 18 ; uno che va a richiedere la partita iva come imbianchino è chiamato pittore.
Inoltre, siccome l'arte oggi è tanto vaga, dove c'è scritto mostra, dentro ci si può trovare di tutto.
Io, polemicamente, dico artista del pennello.
La mia pittura la definisco con una frase di Valerio Grimaldi :
"Pittore dell'immaginario con una favola ancora tutta da raccontare" ;
mi piacciono due cose di questa frase, dell'immaginario e quell'ancora, che è un tempo aperto, illimitato, una favola cominciata ma non ancora finita.
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