Sotto Terra #1
UN SECOLO FA
(Bunker Alfa)
Sono passati ormai più di cento anni dall’ultimo conflitto nucleare che ha visto l’intero globo sprofondare nel buio più profondo.
Non siamo rimasti in tanti e i pochi sopravvissuti come noi si sono rifugiati sotto terra.
Abbiamo creato vere e proprie mini città che ci hanno permesso di arrivare vivi fino ad oggi.
La situazione la fuori non è ancora migliorata. Ma qua sotto siamo riusciti a cavarcela abbastanza bene, almeno fino ad ora.
La terra in superficie, così come era una volta la conosciamo solo attraverso alcuni libri che qualcuno riuscì a portarsi dentro prima della grande esplosione, poi tramandati fino ad oggi.
I racconti dei vecchi sopravvissuti erano per noi come delle favole che ci aiutavano a prendere sonno e che ancora oggi narriamo ai nostri bambini. Per non dimenticare, mai.
Ricordi che ancora ci fanno sognare territori, colori e spazi che qua sotto non riusciamo nemmeno ad immaginare, se non attraverso alcune foto di quei libri ancora sopravvissuti, come noi.
Sappiamo che in altre parti del globo si sono salvate altre persone con le quali siamo in contatto grazie ad una sorta di connessione web, ripristinata dai militari solo da alcuni anni, dopo la grande esplosione. Gli unici che hanno ancora la tecnologia necessaria per creare un sistema che gli consente di comunicare tra loro. Stanno cercando di riorganizzarsi, in qualche modo.
Sono gli unici inoltre che hanno i mezzi per poter uscire e per poter respirare fuori da qua, in una superficie non più tanto ospitale, da molto anzi troppo tempo. Stanno progettando qualcosa…
E’ grazie ad un ‘portale’ creato da mio padre qualche anno fa, che inserendosi segretamente nel sistema dei militari, ci permette di comunicare con altri sopravvissuti, postando così le nostre esperienze di vita, suggerimenti, consigli o semplicemente raccontando qualcosa come sto facendo io oggi.
Riusciamo così a sentirci più vivi, e non ci sentiamo più soli.
Io sono Luc, e scrivo da un luogo che, nonostante le vecchie cartine che abbiamo, non conosciamo e che crediamo ormai completamente cancellato dalla faccia della terra. Tabula rasa. Un luogo che in superficie non esiste più.
Io sono sottoterra, noi tutti ci siamo...
Non è ancora sicuro andare di sopra, a vedere. Oltre ad un’aria irrespirabile e ancora carica di una radioattività che uccide, abbiamo scoperto, intercettando un messaggio dei militari, che in superficie si è sviluppata una nuova forma di vita e da quello che siamo riusciti a capire decifrando le poche righe criptate, sembrano essere creature non propriamente amichevoli.
Per ora non ci hanno dato problemi qua sotto e speriamo che continuino così.
‘Qua sotto’ continua ad essere ancora l’unico posto sicuro.
Ora devo andare, sta per cominciare il mio turno alla galleria.
Al prossimo collegamento…
L'ESTERNO
(Bunker Heron)
Abbiamo appena aggiustato per l’ennesima volta il periscopio che ci consente di guardare all’esterno. Non è un bello spettacolo. Ancora un’atmosfera rossa, costante. Una nebbia micidiale ancora carica di radioattività. Non è cambiato nulla, da ormai troppo tempo.
Ho sentito dai nostri addetti alle comunicazioni che sembrerebbero esserci la fuori, delle creature strane. Una forma di vita sopravvissuta e adattatasi a quelle improponibili condizioni di vita.
Io non le ho mai viste, ma sembra che esistano davvero. Loro ne sono convinti.
Qua sotto siamo sicuri, almeno per ora.
Il nostro bunker è abbastanza grande e ci consente di muoverci piuttosto liberamente.
Di solito mi occupo della cucina cercando di trasformare quelle non tanto ghiotte scorte di buste di liofilizzati in veri e propri manicaretti, arricchendoli con colori vivaci e con i gradevoli sapori che le nostre verdure coltivate qua sotto, sono in grado di donarci.
Le mie fantasiose creazioni mi hanno fatto conquistare il sopranome di ‘cuoca di Heron‘.
Questo lavoro, se così posso chiamarlo, mi tiene occupata e mi fa sentire ancora viva, spezzando una monotonia che altrimenti mi ucciderebbe.
Spesso vado a sentire le lezioni che i più anziani tengono per quei pochi bambini che sono nati alcuni anni fa. Gli ultimi da ormai tanto e troppo tempo.
Continuo ad imparare cose nuove e mi appassiono all’insegnamento, chissà un giorno potrei io stessa fare altrettanto.
Abbiamo imparato molte cose in questi ultimi anni, grazie al ripristino di un ’portale’ col quale ci scambiamo continue informazioni.
‘Il portale’ è l’unico sistema di comunicazione che abbiamo con il resto del mondo e non vediamo l’ora, tra un turno di lavoro e l’altro, di fiondarci alla tastiera per scriverci con qualche altro gruppo di sopravvissuti.
Ok, ragazzi buona giornata da Liz, devo andare, mi stanno chiamando. E’ ora di pranzo!
State vivi e mi raccomando teniamoci in contatto…
LA GALLERIA
(Bunker Alfa)
Oggi abbiamo scavato più di due metri, molto di più della solita nostra media quotidiana.
Sono soddisfatto dei miei ragazzi.
Stiamo cercando di creare un nuovo percorso per raggiungere un vecchio bunker che da quello che sappiamo dovrebbe trovarsi non più di una ventina di metri da noi.
Ho la fortuna di aver ricevuto da mio nonno qualche anno fa, una cartina con sopra indicati tutti i piccoli bunker di questa zona, e io come una volta faceva lui, sto cercando di collegarli tutti tra loro.
E’ un lavoro lungo e faticoso, per lo più fatto a braccia, ma riusciamo ad ammorbidire la pietra grazie a vecchi e pesanti martelli pneumatici per poi continuare a colpirla e a ridurla in una trasportabile ghiaia, continuando poi a scavare con i nostri vecchi picconi.
Riusciamo ad alimentarli tramite un complicato sistema costruito tanti anni fa e ancora oggi funzionante e mantenuto in ottimo stato grazie ad uno dei nostri ragazzi. Produciamo energia attraverso la forza prodotta da alcune piccole cascatelle d’acqua, ma potenti, che filtrando dalla superficie terrestre riescono a fornirci energia idroelettrica, convogliata e accumulata in vecchi condensatori collegati a piccole turbine. E’ un sistema d’alimentazione molto vecchio e altrettanto delicato che spesso si surriscalda e si blocca. Ma Luis il nostro ‘elettrico’ continua a fare miracoli.
Esperienze tramandate che ancora oggi ci salvano la vita.
La terra scavata riusciamo ad espellerla all’esterno utilizzando lo stesso sistema per eliminare i nostri bisogni e i nostri rifiuti non riciclabili.
Progettato da coloro che costruirono questo rifugio.
Sono tubazioni collegate ad un complicato marchingegno che tramite delle carrucole e delle chiuse che servono per mantenerci sempre isolati dall‘esterno, ci permettono di riversare furori ogni cosa.
Abbiamo scavato parecchi tunnel e abbiamo collegato in tutti questi anni, una ventina di piccoli bunker, creando così una sorta di mini città sotterranea. Lavoro tramandato da generazioni che ancora oggi continuiamo a fare sperando che un giorno ci porti ad abbracciare altri sopravvissuti che come noi hanno continuato a lottare e a credere che un nuovo inizio prima o poi sarà possibile.
In ogni bunker abbiamo trovato di tutto, da cibo in scatola e liofilizzato, a sementi di ogni tipo, ad attrezzi o pezzi di ricambio per i nostri marchingegni.
Libri, coperte, filtri di ricambio per l’aria e armi, quelle non mancano mai!
Ma nessuna forma di vita. Rifugi che purtroppo non hanno fatto in tempo ad accogliere nuove vite.
Sembra che siamo gli unici sopravvissuti di questa vastissima zona.
Io mi occupo di organizzare le squadre di lavoro, i turni e soprattutto decido dove e come scavare.
Non possiamo assolutamente rischiare di vederci franare tutto sulla testa. Le vibrazioni e la polvere ci sarebbero fatali. Dobbiamo stare attenti. Questo progetto è interamente sulle mie spalle.
Siamo tutti tremendamente stanchi, ma ogni volta che riusciamo a collegarci con un nuovo bunker ci sentiamo ripagati del nostro lavoro, con una grande gioia che ci dona nuova forza e nuova speranza, per continuare a credere. Prima o poi incontreremo qualcuno!
Ora vado a dormire, sono stanco morto e ho bisogno di riposarmi per il prossimo turno…
Buona notte da Rob, soprannominato ormai da tutti qua sotto, ‘la talpa‘…
(Continua...)
[Christian B. ]
Sono passati ormai più di cento anni dall’ultimo conflitto nucleare che ha visto l’intero globo sprofondare nel buio più profondo.
Non siamo rimasti in tanti e i pochi sopravvissuti come noi si sono rifugiati sotto terra.
Abbiamo creato vere e proprie mini città che ci hanno permesso di arrivare vivi fino ad oggi.
La situazione la fuori non è ancora migliorata. Ma qua sotto siamo riusciti a cavarcela abbastanza bene, almeno fino ad ora.
La terra in superficie, così come era una volta la conosciamo solo attraverso alcuni libri che qualcuno riuscì a portarsi dentro prima della grande esplosione, poi tramandati fino ad oggi.
I racconti dei vecchi sopravvissuti erano per noi come delle favole che ci aiutavano a prendere sonno e che ancora oggi narriamo ai nostri bambini. Per non dimenticare, mai.
Ricordi che ancora ci fanno sognare territori, colori e spazi che qua sotto non riusciamo nemmeno ad immaginare, se non attraverso alcune foto di quei libri ancora sopravvissuti, come noi.
Sappiamo che in altre parti del globo si sono salvate altre persone con le quali siamo in contatto grazie ad una sorta di connessione web, ripristinata dai militari solo da alcuni anni, dopo la grande esplosione. Gli unici che hanno ancora la tecnologia necessaria per creare un sistema che gli consente di comunicare tra loro. Stanno cercando di riorganizzarsi, in qualche modo.
Sono gli unici inoltre che hanno i mezzi per poter uscire e per poter respirare fuori da qua, in una superficie non più tanto ospitale, da molto anzi troppo tempo. Stanno progettando qualcosa…
E’ grazie ad un ‘portale’ creato da mio padre qualche anno fa, che inserendosi segretamente nel sistema dei militari, ci permette di comunicare con altri sopravvissuti, postando così le nostre esperienze di vita, suggerimenti, consigli o semplicemente raccontando qualcosa come sto facendo io oggi.
Riusciamo così a sentirci più vivi, e non ci sentiamo più soli.
Io sono Luc, e scrivo da un luogo che, nonostante le vecchie cartine che abbiamo, non conosciamo e che crediamo ormai completamente cancellato dalla faccia della terra. Tabula rasa. Un luogo che in superficie non esiste più.
Io sono sottoterra, noi tutti ci siamo...
Non è ancora sicuro andare di sopra, a vedere. Oltre ad un’aria irrespirabile e ancora carica di una radioattività che uccide, abbiamo scoperto, intercettando un messaggio dei militari, che in superficie si è sviluppata una nuova forma di vita e da quello che siamo riusciti a capire decifrando le poche righe criptate, sembrano essere creature non propriamente amichevoli.
Per ora non ci hanno dato problemi qua sotto e speriamo che continuino così.
‘Qua sotto’ continua ad essere ancora l’unico posto sicuro.
Ora devo andare, sta per cominciare il mio turno alla galleria.
Al prossimo collegamento…
L'ESTERNO
(Bunker Heron)
Abbiamo appena aggiustato per l’ennesima volta il periscopio che ci consente di guardare all’esterno. Non è un bello spettacolo. Ancora un’atmosfera rossa, costante. Una nebbia micidiale ancora carica di radioattività. Non è cambiato nulla, da ormai troppo tempo.
Ho sentito dai nostri addetti alle comunicazioni che sembrerebbero esserci la fuori, delle creature strane. Una forma di vita sopravvissuta e adattatasi a quelle improponibili condizioni di vita.
Io non le ho mai viste, ma sembra che esistano davvero. Loro ne sono convinti.
Qua sotto siamo sicuri, almeno per ora.
Il nostro bunker è abbastanza grande e ci consente di muoverci piuttosto liberamente.
Di solito mi occupo della cucina cercando di trasformare quelle non tanto ghiotte scorte di buste di liofilizzati in veri e propri manicaretti, arricchendoli con colori vivaci e con i gradevoli sapori che le nostre verdure coltivate qua sotto, sono in grado di donarci.
Le mie fantasiose creazioni mi hanno fatto conquistare il sopranome di ‘cuoca di Heron‘.
Questo lavoro, se così posso chiamarlo, mi tiene occupata e mi fa sentire ancora viva, spezzando una monotonia che altrimenti mi ucciderebbe.
Spesso vado a sentire le lezioni che i più anziani tengono per quei pochi bambini che sono nati alcuni anni fa. Gli ultimi da ormai tanto e troppo tempo.
Continuo ad imparare cose nuove e mi appassiono all’insegnamento, chissà un giorno potrei io stessa fare altrettanto.
Abbiamo imparato molte cose in questi ultimi anni, grazie al ripristino di un ’portale’ col quale ci scambiamo continue informazioni.
‘Il portale’ è l’unico sistema di comunicazione che abbiamo con il resto del mondo e non vediamo l’ora, tra un turno di lavoro e l’altro, di fiondarci alla tastiera per scriverci con qualche altro gruppo di sopravvissuti.
Ok, ragazzi buona giornata da Liz, devo andare, mi stanno chiamando. E’ ora di pranzo!
State vivi e mi raccomando teniamoci in contatto…
LA GALLERIA
(Bunker Alfa)
Oggi abbiamo scavato più di due metri, molto di più della solita nostra media quotidiana.
Sono soddisfatto dei miei ragazzi.
Stiamo cercando di creare un nuovo percorso per raggiungere un vecchio bunker che da quello che sappiamo dovrebbe trovarsi non più di una ventina di metri da noi.
Ho la fortuna di aver ricevuto da mio nonno qualche anno fa, una cartina con sopra indicati tutti i piccoli bunker di questa zona, e io come una volta faceva lui, sto cercando di collegarli tutti tra loro.
E’ un lavoro lungo e faticoso, per lo più fatto a braccia, ma riusciamo ad ammorbidire la pietra grazie a vecchi e pesanti martelli pneumatici per poi continuare a colpirla e a ridurla in una trasportabile ghiaia, continuando poi a scavare con i nostri vecchi picconi.
Riusciamo ad alimentarli tramite un complicato sistema costruito tanti anni fa e ancora oggi funzionante e mantenuto in ottimo stato grazie ad uno dei nostri ragazzi. Produciamo energia attraverso la forza prodotta da alcune piccole cascatelle d’acqua, ma potenti, che filtrando dalla superficie terrestre riescono a fornirci energia idroelettrica, convogliata e accumulata in vecchi condensatori collegati a piccole turbine. E’ un sistema d’alimentazione molto vecchio e altrettanto delicato che spesso si surriscalda e si blocca. Ma Luis il nostro ‘elettrico’ continua a fare miracoli.
Esperienze tramandate che ancora oggi ci salvano la vita.
La terra scavata riusciamo ad espellerla all’esterno utilizzando lo stesso sistema per eliminare i nostri bisogni e i nostri rifiuti non riciclabili.
Progettato da coloro che costruirono questo rifugio.
Sono tubazioni collegate ad un complicato marchingegno che tramite delle carrucole e delle chiuse che servono per mantenerci sempre isolati dall‘esterno, ci permettono di riversare furori ogni cosa.
Abbiamo scavato parecchi tunnel e abbiamo collegato in tutti questi anni, una ventina di piccoli bunker, creando così una sorta di mini città sotterranea. Lavoro tramandato da generazioni che ancora oggi continuiamo a fare sperando che un giorno ci porti ad abbracciare altri sopravvissuti che come noi hanno continuato a lottare e a credere che un nuovo inizio prima o poi sarà possibile.
In ogni bunker abbiamo trovato di tutto, da cibo in scatola e liofilizzato, a sementi di ogni tipo, ad attrezzi o pezzi di ricambio per i nostri marchingegni.
Libri, coperte, filtri di ricambio per l’aria e armi, quelle non mancano mai!
Ma nessuna forma di vita. Rifugi che purtroppo non hanno fatto in tempo ad accogliere nuove vite.
Sembra che siamo gli unici sopravvissuti di questa vastissima zona.
Io mi occupo di organizzare le squadre di lavoro, i turni e soprattutto decido dove e come scavare.
Non possiamo assolutamente rischiare di vederci franare tutto sulla testa. Le vibrazioni e la polvere ci sarebbero fatali. Dobbiamo stare attenti. Questo progetto è interamente sulle mie spalle.
Siamo tutti tremendamente stanchi, ma ogni volta che riusciamo a collegarci con un nuovo bunker ci sentiamo ripagati del nostro lavoro, con una grande gioia che ci dona nuova forza e nuova speranza, per continuare a credere. Prima o poi incontreremo qualcuno!
Ora vado a dormire, sono stanco morto e ho bisogno di riposarmi per il prossimo turno…
Buona notte da Rob, soprannominato ormai da tutti qua sotto, ‘la talpa‘…
(Continua...)
[Christian B. ]
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