Sotto Terra #8


LA COLLINA

I bunker ormai completamente svuotati da ogni forma umana vivente rimasta su questo pianeta, erano diventati il perfetto rifugio fortificato di quelle orrende e falmeliche creature. Ormai non si potevano più riutilizzare.
Eravamo riusciti ad incontrarci tutti, proprio grazie a quel sistema di segnalazione, attraverso quei razzi sparati con le nostre pistole.
Solo che ora non avevamo più un rifugio. Eravamo scoperti, completamente inermi, spaesati e completamente sconvolti. Anche il mio bunker Capital era stato assaltato da quelle creature. A nulla servirono i nostri tentativi di rafforzarne le pareti. Quelle dannate bestie erano troppo forti. Ma ciò che ci spaventava di più è che sembravano intelligenti, non seguivano solo l'istinto, ma sembravano che fossero organizzate, che sapessero cosa e come fare per darci la caccia.
La nostra fuga, da ciò che prima consideravamo un rifugio sicuro, da ciò che per noi era una stata una casa che ci aveva protetto e permesso di vivere per svariate generazioni, era stata drammaticamente violenta e tristemente brutale.
Dagli iniziali attacchi sporadici e singoli, divennero improvvisamente sincroni, organizzati e soprattutto di gruppo. Come un grande branco di lupi alla rincorsa delle propria preda.
Le pareti si sgretolarono come un castello fatto di carte e improvvisamente le vittime diventarono decine, centinaia...
Tra coloro che erano rimasti sotto le pietre delle pareti distrutte e quelli che erano finiti tra i tentacoli delle affamate creature, i morti non si contavano più.
Riuscimmo a scappare, approfittando delle gallerie scavate da quelle dannate bestie, proprio mentre erano ancora intente a riempirsi la pancia con i corpi di coloro che avevano passato una vita al nostro fianco, nostri amici, nostri fratelli, che avevano condiviso con noi, ultimi sopravvissuti, tutti quei sogni che ci legavano indissolubilmente nella speranza di creare un nuovo mondo e una nuova vita.

Stiavamo vagando da ore, alla disperata ricerca di un rifugio che ci permettesse di riposare.
La superficie era talmente deserta che non c'era quasi nulla che si frapponesse tra il nostro sguardo e l'orizzonte.
Stavamo vagando senza una precisa direzione, la scura atmosfera, la polvere presente nell'aria, anche se più diradata rispetto ai mesi passati, rimaneva comunque persistente, e questo era per noi un grosso ostacolo nell'orientarci.
Non avevamo ancora visto un militare, nemmeno un  lontano convoglio, un qualsiasi mezzo.
Come se fossero nascosti, anche loro.
Con noi avevamo solo i nostri zaini, ricolmi di ogni cosa, dalle medicine al cibo liofilizzato, torce e una buona scorta d'acqua e ovviamente le radio, che ancora non aveva intercettato nessuna trasmissione.
Ma non avevamo armi, solo dei semplici coltelli da cucina, e semplici temperini milleusi.
Non saremmo andati molto lontano in quelle condizioni.
Dovevamo riorganizzarci. Dovevamo prendere un'importante decisione.
Sapevo bene che al gruppo non sarebbe piaciuta, ma la nostra unica salvezza era proprio quella che prima cercavamo di evitare in ogni modo.
La sottoposi a coloro che prima erano considerati i capi dei rispettivi bunker.
Si accese un animatissimo confronto, venni accusato di volermi arrendere, e l'unica che prese le mie difese fu Liz di Heron. Cercò una mediazione tra Rob di Alfa e Jack di Capitol, i due leader più animati e accesi nella conversazione, che stava trasformandosi ormai in una grossa litigata.
"Luc vuole arrendersi", urlavano, ma non avevano ancora inquadrato la nostra reale situazione.
L'unica via d'uscita da questa impasse, era ormai evidente al resto del gruppo, solo Rob e Jack non ne erano del tutto convinti, ma grazie a Liz si adeguarono alla maggioranza.
Accendemmo una delle nostre radio, per intercettare un qualsiasi segnale radio, cercando eventualmente di seguirlo, per trovarne la fonte.
Finalmente dopo molti tentativi, la radio captò qualcosa.
Ma non sembravano i militari.
No, era qualcos'altro, non sembrava una trasmissione, piuttosto un disturbo, che si faceva più intenso man mano che procedavamo nella nostra direzione. Come un crepitio intermittente, come se il segnale rimbalzasse continuamente contro qualcosa.
Procedemmo ancora, con passo più deciso e spedito, cercando di mantenere una stessa direzione orientata da quello strano segnale.
Giungemmo davanti ad una collinetta, non troppo elevata, completamente fatta di terra secca e dura, non più alta di circa tre metri. Tutto intorno non c'era nulla, il vuoto completo, come del resto lo era tutto il paesaggio circostante.
Ma il segnale si faceva molto più intenso e chiaro, proprio davanti a quella piccola collina. Avrà avuto un diametro di una ventina di metri.
La perlustrammo tutta intorno, ma non trovammo nulla di strano.
Decisi di salire in cima, ma apparentemente non trovai niente di particolare.
Stavo per tornare dal gruppo, quando sentii con le mie orecchie una sorta de beep intermittente, leggero, un fievole e tenue "beep...beep...beep..."
Mi misi in ginocchio, avvicinai la testa dalla parte dell'orecchio sinistro, quello senza l'auricolare della radio, e lo sentii in maniera più nitida.
Proveniva dall'interno della collina. Chiamai aiuto, e subito Rick del bunker Stork, si precipitò in mio soccorso.
Anche lui, come me, rimase stupito, insieme ci mettemmo a scavare con le mani, prima con calma e in maniera quasi precisa e scrupolosa, poi all'impazzata, freneticamente, con quell'ansia che avevamo vissuto quando quelle tremende creature ci davano la caccia.
E infatti era proprio così...
Liz ci aveva appena avvertito di aver intravisto, in lontananza una di quelle dannate bestie.
Velocizzammo il nostro scavo ancora di più, sapendo che ormai i minuti erano contati, e che una volta che quelle creature ti avevano puntato, serebbero rimasti pochi istanti disponibili per scappare e salvarsi la vita.
Trovammo una botola leggermente aperta, una pietra ne impediva la chiusura totale, il leggero beep si fece più nitido, era il segnale di sicurezza prodotto dal portellone non chiuso correttamente.
Ci aggrappammo alla maniglia circolare, come quella di un bocca porto di un sommergibile, e con tutte le nostre forze la tirammo verso l'alto per aprirla completamente.
Chiamammo il resto del gruppo, una ventina di sopravvissuti agli assalti delle feroci creature, e quasi come una cascata che si butta in un lago, ci infilammo all'interno di quel buco.
Chiudemmo la grossa botola circolare, il beep per nostra fortuna si interruppe, e ci immobilizzammo in un silenzio quasi religioso.
Impietriti come statue di sabbia.
Avevamo scoperto, quando ancora ci sentivamo protetti dai nostri bunker e a nostre spese, che queste orrende creature erano attratte, oltre che dal nostro odore, anche dal rumore. Soprattutto dal rumore.
Rimanemmo così, in silenzio ed immobili, per parecchio tempo. La paura contribuì a paralizzarci, salvandoci dall'ennesimo attacco subito.
Dentro il buio era così nero che non si riusciva a vedere assolutamente niente. Nemmeno un riflesso. Solo i piccoli led delle nostre radio che avevamo prontamente provveduto ad abbassarne il volume per renderle mute ed evitare così possibili improvvisi rumori di interferenze o di altri segnali, in quel particolare momento, indesiderati e inopportuni.
Rob fu il primo a prendere coraggio e accese la torcia, trasformando quel buco nero in qualcosa di più riconoscibile.

Qualcosa di drammaticamente misterioso...

(Continua...)


[Christian B. ]

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