Diario di un sopravvissuto #5
L'Ultimo Quaderno
Abbiamo trascorso la notte ai piedi di quello che ci sembra e che speriamo essere il Monte Shasta. Ce l'abbiamo fatta. Siamo sicuri ormai. Da qua si vedono scorci di azzurro, un colore che sembrava quasi scordato, un cielo che non vedevamo da ormai troppo tempo. Solo dei tratti, ma sono bastati a scaldarci il cuore e ad infonderci quell'ultima dose di coraggio di cui abbiamo bisogno per intraprendere l'ultimo viaggio, la salita verso la speranza. Verso una nuova rinascita. Se tutto va bene ci impiegheremo due o tre ore. Tra un tornante e l'altro in attesa di vedere il tanto sognato traguardo. L'euforia è a mille, non stiamo più nella pelle e attraverso le pagine di questo quaderno vogliamo trascrivere le sensazioni di un gruppo che è diventato più grande e più forte. Ci stiamo preparando per partire. Abbiamo incontrato amici che non conoscevamo, eroi soli, sopravvissuti ad una realtà che voleva cancellarci. In queste pagine racconteremo le nostre emozioni, ciò che è cambiato in noi, una sorta di vademecum da rileggere in futuro, per non scordare mai più ciò che ci ha trasformato in forzati sopravvissuti. Siamo stati svuotati da tutto ciò che ci rendeva semplici automi di una società che avevamo contribuito a rendere fredda e distante. Autori volontari, ma ormai inconsapevoli, di un destino che ci ha voluto punire. Ripuliti da emozioni corrotte e da modi di fare che non ci appartenevano, imposti da un modo di vivere che ormai non avevamo più la forza e la volontà di scegliere e di cambiare. Siamo sopravvissuti ad una cancellazione globale, diventando i nuovi portatori di un messaggio che contribuiremo a tramandare alle future generazioni. Abbiamo subito una sorta di punizione che non riusciamo tutt'ora a capire se diabolica o divina. Forse entrambe le cose. Forse sono la stessa cosa. Non esiste più la distinzione tra bene e male. Sono l'essenza stessa della parola vivere. Tocca a noi scegliere, a bilanciarle in un intercedere sicuro e saggio verso un futuro che dobbiamo tracciare senza più sbagliare. Non possiamo più permettercelo. Abbiamo imparato la lezione. Non abbiamo più dubbi. Non dobbiamo più averne. Il vuoto che ci ha circondato in tutti questi mesi, ci ha indubbiamente trasformato, la sopravvivenza forzata, la convivenza obbligata, ci ha cambiato nell' anima, nel profondo del nostro cuore. Abbiamo collaborato per un obiettivo comune, vivere. Non abbiamo più fatto caso ad eventuali difetti del compagno che ci era vicino, non potevamo permettercelo, avevamo bisogno l'uno dell'altro. Siamo una cosa sola, un unico cervello con tante braccia pronte a lavorare per il comune benessere. Un pensiero che viaggia nell'etere all'unisono. La necessità di uno era la necessità di tutti. Collaboravamo e collaboriamo solo per il gusto ed il piacere di farlo, senza secondi fini, in una sorta di mutualità sincera e condivisa. Abbiamo abbracciato due nuovi amici, Jordan con la sua moto e Jane con il suo incredibile coraggio. Con loro le stesse sensazioni che con il nostro gruppo abbiamo imparato a capire e a coltivare. Volti nuovi ma che in realtà ci sembrava di conoscere da sempre, due nuovi cittadini del mondo che come noi avevano un unico desiderio.
VIVERE.
Non sappiamo ancora cosa troveremo in cima. Ma conosciamo quello che vorremmo essere una volta raggiunta la vetta. Ci basta. L'ultimo viaggio verso una meta che ormai non ci interessa più come punto d'arrivo materiale ma che sappiamo, comunque vadano le cose, essere il punto di partenza per un nuovo inizio spirituale, morale, interiore. Sto continuando a guidare mentre racconto a Sara questi miei pensieri. Condivisi da tutti e trascritti sulle pagine di questo ultimo diario che ci servirà per un nuovo futuro, da monito.
Jordan è davanti a tutti con la sua moto, fa da apri pista. Jane è salita con noi sul furgone, sulla così detta 'carovana della speranza'. Nell'aria si respira una gioia che ci sembrava scordata, che non assaporavamo più da ormai troppo tempo. Siamo come bambini, puri e genuini, contenti solo per il semplice fatto di stare assieme, solo per il semplice fatto di esistere. E' questa l'emozione che ci da la forza di continuare che ci ha tenuto in vita fino ad ora, solo che non eravamo riusciti a capirla, a comprenderla prima. Una rigenerazione interiore che non credevamo possibile, non ne conoscevamo la vera forza. La nebbia comincia a diradarsi, sempre meno fitta. Cominciamo a vedere più lontano. Tra una curva e l'altra intravediamo nuovamente scorci di azzurro, di un'intensità tale da doverci proteggere gli occhi, una limpidezza a cui non avevamo mai fatto veramente caso.
E' splendido.
Il cielo.
I primi raggi di un sole che sono più simili ad una pioggia di energia che filtrano dalla foschia, come forti e possenti braccia che sembrano volerci stringere per aiutarci a raggiungere la cima.
Jordan si ferma. Ci obbliga tutti. La strada è interrotta. Thomas scende dal furgone, controllano insieme. Non possiamo proseguire, non così, non con il forgone. Un grosso albero interrompe il nostro percorso, dobbiamo abbandonare i nostri mezzi e procedere a piedi. La cima ora sembra vicina anche se a piedi la raggiungeremo impiegando più tempo. Ma non ci importa. Zaino in spalla e procediamo. Abbandoniamo furgone, roulotte e moto. Non ci interessa. Abbiamo imparato a capire cosa vuol dire spogliarsi di ogni bene materiale. Siamo stati obbligati a capirlo. Inutili oggetti che ci impongono stili di vita che ci trasformano in veri e propri robot programmati per vivere in un freddo e vuoto ambiente, per mantenere ciò che non ci permette di vivere liberamente. Attaccati ad un qualcosa di cui possiamo tranquillamente farne a meno. Solo che non volevamo farlo, non volevamo capirlo. Un egoismo che ci riduceva in semplici e sterili fabbricatori di oggetti inutili.
Schiavi di noi stessi e del nostro edonismo.
Disposti a difenderli a scapito della nostra moralità e del nostro vero benessere interiore. Pronti a rovinarci in cambio di un futile e breve sogno che sarebbe svanito il giorno seguente per essere prontamente sostituito da una successiva ed inutile fredda cosa inanimata.
Ci arrampichiamo sull'enorme tronco, lo scavalchiamo e continuiamo a procedere. Come se questo ultimo viaggio dovesse essere compiuto così. Privati di ogni cosa, svuotati dagli ultimi oggetti che ancora consideravamo indispensabili. La nostra amicizia, la nostra compagnia, l'amore che ci unisce è l'unica cosa veramente utile. Ad ogni passo un'emozione che cambia e una nuova che non conoscevamo si aggiunge alla nostra speranza di trovare finalmente un'esistenza che avremmo dovuto invece apprezzare prima che tutto ciò ci costringesse a farlo. Troppe le vittime, troppe le persone che non potremo più rivedere. Troppi i morti scomparsi in un 'nulla' che abbiamo contribuito a creare con le nostre stesse mani. Assaporiamo il profumo che l'aria quasi ripulita da quella micidiale foschia, comincia ad accarezzarci i volti. Fresca e finalmente sana. Non ci siamo ancora voltati, non abbiamo ancora guardato dietro alle nostre spalle. Non vogliamo farlo, non prima di aver raggiunto la vetta. Manca poco. Pochi passi ancora. Un piede davanti all'altro disegnano un percorso che dovrà essere la strada che ci guiderà d'ora in poi.
Un futuro che ancora non conosciamo ma che sappiamo come costruirlo.
Ci siamo. Senza fiato, non per la fatica, ma per quello che finalmente vediamo. In cima, una sorta di alto piano, pochi alberi, un piccolo boschetto accerchiato da un immenso prato verde, fiorito. Un'esplosione di colori che ci commuove. Un disegno creato da mani divine che nella passata vita non avevamo più voluto guardare, scordandoci della bellezza che ci circonda e che abbiamo in ogni modo tentato di distruggere.
Le lacrime accarezzano i nostri volti, non si fermano, non vogliamo bloccarle. Abbiamo l'impressione di riuscire quasi a toccare il cielo con un dito. Nessuna nuvola e un sole che finalmente ci scalda, dolcemente ma deciso. L'emozione è tale da costringerci in ginocchio, le gambe che non ci reggono più. Ci sdraiamo per terra avvolti da un cielo che sembra voler dialogare con il terreno, vuole comunicarci qualcosa che subito capiamo, senza bisogno di troppe parole o pensieri. Siamo un tutt'uno.
Dagli zaini per terra, abbandonati un attimo prima, arriva un rumore. Più precisamente da quello di Lisa. La radio.
Voci. Altre voci. Immediatamente lo apriamo e la tiriamo fuori. Allunghiamo l'antenna e alziamo il volume. Messaggi da ogni dove. Comunicazioni di sopravvissuti che come noi hanno trovato altri luoghi sicuri. Tante infinite cime del mondo che hanno dato un riparo e un nuovo futuro ad altre persone, che come noi hanno voluto credere che un inizio diverso era possibile, oltre che necessario.
Lingue diverse, da ogni dove, che non conosciamo, si uniscono alla corale immensa voce che oramai echeggia nell'infinito spazio che riusciamo finalmente a vedere con i nostri occhi. Stiamo guardando l'orizzonte, finalmente lontano. La nebbia sta scendendo sempre di più. Si sta diradando, sta scomparendo. Si abbassa liberando l'ambiente da una presa mortale, e rivelandoci uno scenario che ci lascia senza parole.
Il sole comincia ad illuminare tutto ciò che è stato fin'ora obbligato a subire un forzato grigiore, un quasi buio imposto da una forza che non voleva mollarci più. Non prima che avessimo finalmente capito. La paura ha abbandonato i nostri cuori, le nostre menti sono finalmente libere da tutto ciò che il passato aveva contribuito a corrompere. Siamo più forti e decisi a continuare a rendere definitivo e totale il nostro cambiamento.
Un'esperienza così non dovremo più riviverla, non dovrà più succedere. Non avremo più una seconda possibilità. I nostri dubbi si sono trasformati in certezze, le nostre paure hanno lasciato spazio ad un coraggio che non abbandoneremo più e che ci aiuterà a continuare un miglioramento interiore che non dovrà più avere fine.
La luce che ci abbraccia dovrà essere il nostro faro e dovremo tutti assieme, lavorare per continuare a tenerla accesa, per sempre. Mai più quel grigiore che ha voluto forzatamente spingerci, attraverso un percorso di morte, verso un destino che ora dovremo disegnare diverso.
Ricominciamo una vita, la nostra nuova, umile e comune vita. Con lo sguardo seguiamo la nebbia che cala, come a scacciarla e come se questa volta fossimo noi a volerla spingere via. Scopre un paesaggio che non riuscivamo più a vedere da troppo tempo, mai davvero scordato, ma oggi magicamente diverso. Dalle montagne sotto di noi, da quelle più basse appaiono finalmente villaggi nascosti da troppo tempo ormai. Riusciamo a vederli. Appaiono improvvisamente tracce di vita. Altri sopravvissuti escono dalle loro case, dai loro rifugi, pochi in realtà, ma pur sempre persone che hanno resistito ad un nulla che non è riuscito a cancellarli. Gli ultimi rimasti che come noi saranno i protagonisti di un nuovo inizio, diverso da tutto ciò che era prima, una realtà obbligata a diventare alternativa e sostitutiva a tutto ciò che ci ha costretto a mesi di una delirante e drammatica esistenza che non dovrà più ripetersi. E' come se li potessimo sentire, una forma di involontaria telepatia che ci unisce in un abbraccio d'amore globale. Mai esistito fino ad ora...
Un nuovo inizio ora è possibile ed è cominciato...
Proprio ora...
[Christian B.]
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