Un mondo alternativo.


In una concezione di base che accompagna i nostri pensieri là dove una normalità obbligata ci porta, un mondo alternativo è etichettato come impossibile.
Diventa il frutto di una fantasia che si accompagna con un materialismo spersonalizzante e feroce e che ci vuole forzatamente istruire.
L'alternativo si scontra così, contro una serie di dogmi che oggi, anche la fisica che conosciamo comunemente, sta cominciando, passo dopo passo, lentamente, a sovvertire in una visione del mondo che travalica le regole che ci hanno governato fino ad oggi.

Ma che cos'è un mondo alternativo?

La mia personale risposta a questa domanda, si fonda su una conoscenza personale di eventi e situazioni che non possono essere spiegati con i concetti che oggi conosciamo.
Ciò che un'educazione al materialismo ci ha inculcato fino ad oggi, altro non è che il frutto di un ego edonisticamente orgoglioso, che vuole rispondere ad ogni domanda con calcoli matematici e che trasformano quei numeri in una sorta di giudizio definitivo e inappellabile.
Questo materialismo focalizza i sui sforzi su ciò che conosce, e si arroga il diritto di etichettare come spazzatura tutto ciò a cui non riesce a dare una scientifica risposta.
E qui torniamo alla mia personale esperienza, che coinvolge una sfera dell'io che non è sondabile da nessun numero, tanto meno da improbabili teorie di una  biochimica e una scienza che si comporta proprio come la sopra descritta fisica di base.
In un freddo connubio tra l'azione e la sua risposta, pari e contraria, ci sono in realtà infinite variabili nel mezzo, e tutte non quantificabili ne tantomeno etichettabili da una pseudo-conoscenza che si ferma appunto al semplice e limitato "conosciuto" materialmente analizzato.
Lo "sconosciuto" diventa una materia che non interessa a una scienza che non riesce a spiegarlo, rilegandolo in un angolo del sapere insieme a tutti coloro che hanno almeno provato a sondarlo, per evitare un confronto che porterebbe invece a scoperte sensazionali.

E così un'esperienza, così detta trascendentale, diventa un banco di prova e di studio per tentare di dare quelle risposte che già da troppo tempo vengono ancora negate.

Personalmente, tale esperienza si è concretizzata come una luce che non avevo mai visto, accompagnata da una certezza che mi aveva infuso una consapevolezza inaspettata, colpendomi improvvisamente, e stravolgendo un presente che non esisteva già più.
Un avvenimento che non è possibile schematizzare e ingabbiare in definizioni pseudo-scientifiche razionali e che non riuscirebbero e non riescono a darne un plausibile assioma.
E nemmeno una certa religione che oggi diventa una sorta di inaspettata sorella di una scienza che vuole uniformare il pensiero, verso un qualcosa di tangibilmente manipolabile attraverso una serie di definizioni, che però non riesce a trovare quello spazio che cerca di darsi, in una sinassi di un rituale obbligato che ormai non regge più, scontrandosi con quelle esperienze ormai sempre più documentate che incontrovertibilmente non lasciano più spazio a dubbi di sorta.

E così la conoscenza allargata allo "sconosciuto" diventa una potente, inafferrabile e indefinibile "coscienza", che apre quelle porte di una consapevolezza che abbraccia risvolti  inaspettati.
Il nostro corpo diventa quel mezzo indispensabile che unisce un mondo materiale con quello che io definisco alternativo, in un connubio tra materia e spirito che ci presenta un orizzonte senza quei confini che ancora una certa mentalità, ne vorrebbe limitare la visione globale nel suo infinito complesso.

Una "coscienza" che diventa un'esperienza pervadente, che in una sorta di autoapprendimento, e attraverso una necessità insita in sé stessa, cerca di evolversi conoscendo e apprendendo, ma soprattutto imparando da noi stessi in un connubio imprescindibile.

In questo scambievole rapporto, appare evidente come la nostra esperienza diventi indispensabile alla "coscienza" e viceversa, per conoscere quello che ancora la nostra natura materiale nasconde a quella spirituale.
Come se questa "coscienza" volesse svegliarci da un'evoluzione che è stata in qualche modo sviata su un percorso sbagliato, limitato da una fase del nostro apprendimento che si limita solo al tangibile. Una sorta di involuzione, indotta e obbligata, affinché non ci aprissimo a quel mondo che ci renderebbe, in qualche manira, straordinariamente liberi.
Una "coscienza", che riempiendo ogni spazio che ci circonda, tenta in qualche maniera, di comunicarci la sua presenza, attraverso fenomeni apparentemente non naturali, in quanto non ancora spiegabili, ma insiti in una consapevolezza ancestrale che abbiamo voluto scordare.

Come se fossimo immersi in una sorta di liquido invisibile, fatto da quelle stesse particelle quantistiche, che comunicano con noi, istante dopo istante, in uno scambievole dialogo, che si realizza solo attraverso il nostro libero arbitrio nel decidere di cominciare ad ascoltare e vedere; ad aprirci ad un mondo diverso e soprattutto possibile; assecondando quelle sensazioni e quegli stati d'animo, che diventano particolarmente istruttivi nel farci capire di cosa indissolubilmente facciamo parte.
Una coscienza, un tutt'uno, un infinito, che io chiamo Dio, ma che, a prescindere dal nome che ognuno di noi vuole attribuirgli, diventa di vitale importanza cercare e conoscere, per quanto sia possibile farlo, in un percorso di liberazione mentale che ci lega ad un materialismo che uccide il nostro spirito.

Aprendoci, con coraggio e umiltà, verso questa realtà, diventiamo parte di quel tutto che invece vogliamo continuare a parzializzare e spezzettare in svariate e finite esperienze, ma che in tutta la sua dirompente semplicità sta ormai palesandosi incontenstabilmente in un'unico evidente "tutto infinito".

Quell'unica esperienza che è irripetibile ma soprattutto non più riproducibile, che ci ha coinvolto e svegliato ad una realtà trascendentale, è il frutto di una volontà inconscia ed accettata di aprirsi a quello "sconosciuto" di cui sopra, e che in una concatenazione di sensazioni ed emozioni, elaborate marginalizzandosi da ogni dogma e regola imposta, diventa l'inizio di altre e tutte diverse esperienze che ci trasformano in un fulcro ricettivo di una nuova e sconvolgente saggezza che si uniforma fondendosi ad una nuova concezione della vita, che non si limita più al solo apparente mondo finito e tangibile.
Premonizioni, sogni rivelatori, sesto senso, imporre un futuro voluto, percepire il pensiero altrui, diventano tutti fenomeni che si presentano dopo quel fatidico e unico risveglio che abbiamo saputo accogliere e che si materializzano in una emozione che ancora non conoscevamo nel suo dirompente effetto; concretizzandosi in un'empatia che ci trasforma nel profondo dell'anima, donandoci la possibilità di percepire qualcosa che prima non volevamo ancora conoscere.
Un'empatia che cambia il nostro modo di vivere, obbligandoci ad assorbire quel tutto che ci circonda, da quello struggente dolore che sentiamo nelle persone, a quella irrefrenabile gioia che vogliamo condividere, e che dobbiamo sforzarci di tenere sotto controllo, per non soccombere e farci sopraffare da una incontrollabile quantità di emozioni che potrebbero destabilizzare una vita che ormai, normale non lo è più.
Ci troviamo a vivere quindi in un mondo che non ci appartiene più, diventando di fatto senzienti che devono, volente o nolente accettare di essere parte di un mondo alternativo, che è voluto arrivare in un inatteso e inaspettato momento, ma che abbiamo saputo accogliere ed abbracciare, per farlo nostro e viverlo consapevolmente con tutto noi stessi.
Quella stessa consapevolezza che possiamo chiamare coscienza, è quella stessa esperienza che ci assale in tutto il suo sconvolgente trambusto interiore che noi stessi abbiamo imparato a chiamare col termine "amore", ma di cui abbiamo sempre avuto una marginale e limitata definizione, e che solo ora, che viviamo in un mondo alternativo, possiamo concepirne il vero profondo, trascendentale e spirituale significato.


[Christian B. ]

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